Un fenomeno Insostenibile
Secondo la FAO delle Nazioni Unite circa ⅓ del cibo prodotto annualmente per il consumo umano viene perso o sprecato. A descrivere il fenomeno dello spreco è la stessa FAO che definisce lo spreco come:
- perdita alimentare (food loss), lungo i primi anelli della catena (produzione, raccolta, stoccaggio e lavorazione) di parti commestibili di origine vegetale o animale prodotti per il consumo umano.
- spreco alimentare (food waste) che si verifica al momento della distribuzione a livello dei consumatori e dei commercianti.
Nei Paesi ad alto reddito solo tra la raccolta e la vendita, va in fumo circa il 14% di tutti gli alimenti prodotti nel mondo. Sia consumatori e commercianti sia i diversi soggetti coinvolti nella catena di produzione alimentare sono la causa degli effetti del fenomeno. Senza soluzioni contro lo spreco alimentare cosa sta succedendo al pianeta e cosa dobbiamo aspettarci?
Effetti Insostenibili
Impatti Ambientali
– Emissioni di Gas Serra: in Italia circa il 10% delle emissioni globali di gas serra proviene dallo spreco alimentare, una percentuale impattante non poco.
– Consumo di Risorse:
- Acqua: ogni anno, lo spreco alimentare in Italia comporta un enorme spreco d’acqua. Secondo stime del Politecnico di Milano, vengono sprecati circa 12,6 miliardi di metri cubi di acqua. Questa quantità rappresenta il 3,5% del consumo totale di acqua nel paese.
- Terreno: 1,5 milioni di ettari di terreno producono cibo che non verrà mai mangiato, perpetrando così disboscamento, degradazione dei suoli e perdita di biodiversità.
– Inquinamento: l’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi che proteggono le colture agricole da parassiti causa l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, con impatti negativi sulla fauna e sulla flora locali.
Impatti Economici
– Perdita di Valore Economico: il valore economico del cibo sprecato in Italia è stimato in circa 10 miliardi di euro all’anno. Questo include il costo della produzione, del trasporto, della lavorazione e della distribuzione del cibo che non viene consumato.
– Costi per le Aziende e i Consumatori: le aziende agricole, i produttori e i rivenditori subiscono perdite economiche significative a causa dello spreco alimentare. I consumatori italiani spendono in media circa 250 euro a testa all’anno per cibo che finisce nella spazzatura.
Impatti Sociali
– Ingiustizia Alimentare: nonostante l’eccedenza alimentare in Italia ci sono circa 2,7 milioni di persone che vivono in povertà alimentare. Ridistribuire il cibo potrebbe migliorare significativamente la sicurezza alimentare di queste persone.
– Sicurezza Alimentare: lo spreco alimentare può compromettere la sicurezza alimentare del paese, rendendo meno accessibile cibo di qualità a prezzi sostenibili. Questo può portare a un aumento dei prezzi degli alimenti, influenzando negativamente le famiglie a basso reddito.
Contemporaneamente la richiesta di cibo continua a crescere e per il 2050 si stima un aumento della domanda del 70%: se non si trova una soluzione per ottenere un accesso equo al cibo, la sicurezza alimentare non potrà essere garantita
Le soluzioni blu contro lo spreco alimentare, nel rispetto degli obiettivi della Blue Economy, pongono tale problema verso la risoluzione. Non è più un problema se lo spreco alimentare viene strumentalizzato al fine di raggiungere un futuro auspicabile: arrivare a zero emissioni.
Spreco alimentare signfica Risorsa Preziosa
L’approccio della Blue economy alla gestione delle risorse prende esempio dal processo della natura dove nulla è sprecato. Auspicando lo stesso nel processo di produzione, nulla è materia di scarto e tutto è potenzialmente riutilizzabile. Le tecniche e le tecnologie blu innovative di molte aziende ed associazioni italiane colmano il gap di sostenibilità e ci prospettano un futuro senza sprechi. Queste realtà sono varie e forniscono un sostanziale contributo ad ogni soggetto coinvolto e responsabile nel processo di produzione. Ristoranti, caffetterie, supermercati, negozi alimentari, agricoltori, produttori, industrie alimentari, governi, istituzioni, organizzazioni non governative, organizzazioni comunitarie e consumatori stanno già collaborando con queste aziende e adoperando tecnologie e soluzioni sostenibili.
Verso un mondo Sostenibile
Le soluzioni contro lo spreco alimentare e le realtà sostenibili sono numerose ed eterogenee. Anche per il settore delle Biotecnologie blu -in senso stretto, che adoperano le risorse del mare- il futuro sembra promettente. Per questo ne abbiamo potuto riportare solo alcune, a dimostrazione del fatto che la sostenibilità è già realtà di tutti i giorni.
Tecnologie per la raccolta:
Implementazione di tecnologie per migliorare l’efficienza della raccolta e ridurre gli sprechi è ciò che si prefigge “A.I.G.A.Co.S”. L’associazione italiana per la gestione agronomica e conservativa del suolo accoglie aziende, operatori ed esperti che abbiano soluzioni blu contro lo spreco alimentare.
Tecnologie per la conservazione:
- Packaging sostenibili: la startup italiana “IUV” (Innovation Utility Vehicle) ha realizzato delle pellicole edibili e biodegradabili. L’obiettivo che l’azienda persegue è di rimpiazzare gli imballaggi plastici e di abbattere gli sprechi alimentari. Le pellicole da loro sviluppate, infatti, sono in grado di prevenire la comparsa di muffe allungare la vita degli alimenti in modo naturale.
- Conservazione degli alimenti: grazie alla tecnologia “Shelfy” l’azienda “Vitesy” garantisce di eliminare gli inquinanti presenti all’interno del frigorifero responsabili del deterioramento del cibo. In questo modo, i cibi freschi conservati nel frigorifero di casa possono durare il doppio o addirittura il triplo rispetto alla loro normale vita.
Intelligenza artificiale per la logistica:
ottimizzare i processi dell’industria alimentare attraverso l’implementazione dell’intelligenza artificiale è ciò che sta facendo “Tuidi”. L’azienda che opera nel settore del commercio al dettaglio, partendo dall’analisi di fattori esterni come il clima, le festività e la concorrenza, riesce a prevedere le vendite. Il fine è di minimizzare la mancanza di prodotti in magazzino, gli eccessi di stock e, di conseguenza, lo spreco alimentare.
Portale per la distribuzione:
è possibile donare o vendere i propri prodotti in eccedenza. Attraverso la piattaforma “Regusto” questi vengono resi disponibili a una rete di oltre 700 enti non-profit attivi a livello nazionale. Inoltre tramite gli “Impact Token Regusto” è possibile misurare in tempo reale l’impatto positivo sociale e ambientale generato nel territorio, grazie al recupero di prodotti a rischio spreco.
Associazioni ed organizzazioni per la distribuzione:
- Banche del Cibo: agiscono come intermediari tra l’offerta di alimenti in eccesso e la domanda rappresentata dalle organizzazioni non profit. Tra le più importanti c’è la prima food bank italiana, la Onlus “Fondazione Banco Alimentare”.
- Organizzazioni no profit: associazioni che recuperano ortofrutta dai grossisti per donarli ad altre associazioni ed enti del terzo settore. Oppure associazioni che recuperano il cibo invenduto e lo condividono con chi partecipa all’attività. “Recup” è quell’azienda che si dedica ad entrambe le attività.
- Associazioni nazionali: nel pubblico una importante associazione che si occupa di ridistribuire il cibo è “Sprecozero.net“. Questa realtà è finalizzata alla condivisione, alla promozione e alla diffusione delle migliori iniziative utili nella lotta agli sprechi da parte degli Enti territoriali.
App di Condivisione del Cibo:
applicazioni italiane come “Bring the Food” e “Myfoody” facilitano la ridistribuzione del cibo in eccedenza, collegando i donatori con i destinatari.
Trasformazione degli Alimenti:
- In biogas: ci sono aziende in cui il prodotto di scarto può essere considerato biomassa per la produzione di biogas. Tra queste ricordiamo “Biogas engineering” che fornisce micro impianti biogas.
- In birra: gli scarti del pane con il progetto “Biova” sono trasformati in birra artigianale, un esempio concreto di economia circolare.
- In bioplastica: la startup siciliana “Kanèsis” lavora allo studio e alla realizzazione di materiali plastici innovativi ed ecosostenibili. Questi sono ottenuti dagli scarti della lavorazione industriale di alcuni vegetali, tra cui ad esempio la canapa e il pomodoro. Invece per ciò che riguarda gli scarti dal mare la startup “Bi-rex” ha ideato un processo innovativo che trasforma lo scarto dei crostacei in bioplastica.
- In carta: la cellulosa per produrre carta è possibile estrarla da scarti agroalimentari come birra e caffè. Un futuro con “Bi-rex” che si prospetta senza abbattimenti di alberi.
Far parte dell'Economia Circolare
La diminuzione degli sprechi è ormai un obiettivo ufficiale che l’Europa si è data da tempo. La Commissione europea nel 2015 ha adottato un Piano d’Azione per l’Economia Circolare al fine di ottenere un’economia a zero emissioni di carbonio. Uno dei traguardi che si è prefissata è una migliore gestione dei rifiuti solidi urbani. Da questo obiettivo è nato “European Health and Digital Executive Agency (HaDEA)”, bando lanciato dall’Agenzia europea per la salute e il digitale nel quadro del Programma per il mercato unico (SMP). Sono varie le aziende che hanno voluto partecipare a questo bando. Ad esempio “Bring the Food” ha vinto il finanziamento con cui ha messo in pratica una metodologia per misurare i rifiuti alimentari.
C’è tempo fino al 25 settembre per partecipare al bando con l’obiettivo di contrastare lo spreco alimentare da parte dei consumatori. Il bando sostiene gli stakeholder del settore nell’adozione di soluzioni contro lo spreco alimentare volte a contrastare gli sprechi alimentari dei consumatori (sia in casa sia fuori casa, ad esempio in scuole, mense, ristoranti etc).