Da B-Blue a “Blue Planet Economy”

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turismo sostenibile

Sommario

Da B-Blue a “Blue Planet Economy” progetti per la crescita dell’economia circolare 

La Blue Economy come evoluzione naturale della green economy, diventa sempre di più un veicolo capace di analizzare le potenzialità prodotte dal ciclo di trasformazione delle materie prime in favore di uno sviluppo sostenibile. Un obiettivo da centrare per raggiungere le emissioni zero di CO2, rappresentando anche un modello di business innovativo in chiave euromediterranea, inoltre un’occasione per esplorare opportunità, eccellenze e innovazioni delle aree industriali, produttive e di ricerca dell’economia del mare.

L’Italia è la terza più grande economia blu d’Europa che ha nella regione Sicilia la sua capofila: impegnata insieme ad altri Paesi del Mediterraneo a creare un Distretto unico, un sistema di responsabilità e di concreta partecipazione di tutti gli attori della pesca e dell’agroindustria ad una produzione rispettosa dell’ambiente e capace di valorizzare le risorse del territorio costiero, utilizzando dialogo e condivisione delle esperienze e delle conoscenze. In seguito alla pandemia di Covid-19 è emerso con maggior vigore il ruolo centrale della tutela dell’ambiente anche come volano dell’economia, così assume un ruolo fondamentale il Piano di ripresa e resilienza per portare a termine la transizione ecologica. Solo evitando il consumo di combustibili fossili per la produzione di energia si riduce l’inquinamento e si tutela l’ambiente. 

Il presidente di Federbalneari Italia Marco Maurelli, è intervenuto alla presentazione di Blue Planet Economy 2021, la manifestazione sull’economia blu organizzata dalla Fiera di Roma, che ha offerto un quadro generale sul tema della transizione ecologica balneare, ovvero la trasformazione dell’impresa turistica della spiaggia sotto il profilo di una pianificazione che favorisca investimenti più green. Il futuro del turismo balneare in Italia dipende dall’interconnessione tra green e blue economy, in un’ottica di offerta turistica integrata, dove la qualità dei servizi e la sostenibilità ambientale promuovono il rilancio delle nostre coste; come afferma Maurelli: “la sostenibilità è la chiave per essere competitivi.” L’offerta turistica costiera combinata a quella del territorio ci mostra quale sarà il futuro di questo sistema, costituito dalle piccole imprese come quelle costiere, che oggi è in grande difficoltà. Infine puntare sul crocierismo internazionale che si occuperà di portare “flussi turistici” provenienti dal litorale e dal territorio, potrebbe rivelarsi un efficace piano di marketing turistico integrato per il rilancio delle coste.

Una nuova vita per gli scarti della mitilicoltura e un futuro “green” per le alghe prodotte da impianti di acquacoltura multitrofica integrata come esempi di comunicazione nella comunità internazionale delle biotecnologie blu è invece l’ambiziosa sfida del progetto strategico “B-Blue“, finanziato dal programma internazionale Interreg MED.

Per Gian Marco Luna, direttore del Cnr-Irbim e microbiologo coinvolto nelle ricerche, “convergere verso il riuso e la valorizzazione di scarti e biomasse marine, tra cui sottoprodotti della pesca e dell’acquacoltura, dovrà essere sempre più centrale, per favorire una transizione verso un’economia blu realmente sostenibile, circolare, senza sprechi e rispettosa dell’ambiente marino.

Le biotecnologie blu in questo senso offrono potenzialità infinite ma ancora quasi inespresse; si tratta di un settore che deve ancora decollare nel nostro Paese”. L’idea alla base del progetto “B-Blue” è quindi creare una comunità che comprenda i diversi attori delle biotecnologie blu a livello nazionale ed internazionale, creando dei Blue Biotechnology Hubs utili alla promozione ed alla crescita di questo promettente settore. In Italia, azioni pilota sviluppate tra le Marche e la Puglia saranno indirizzate a testare il riutilizzo di scarti della mitilicoltura (tra cui i gusci) per trasformarli in additivi naturali utili all’industria mangimistica, ed al processamento di macroalghe (provenienti da impianti di acquacoltura) per testarne l’uso come biofertilizzanti innovativi in agricoltura. Un connubio blue-green che rappresenta un ulteriore passo verso un futuro sempre più circolare e sostenibile, in linea con le traiettorie del Green Deal Europeo.

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