Qual è la mission del vostro centro culturale?
Il Museo del Mare di Noto è un fulcro nel Mediterraneo per la valorizzazione del patrimonio marittimo e marino, storico e archeologico della Sicilia. Questa suggestiva struttura affacciata sul mare diventerà un centro di interpretazione culturale, quindi strumento di divulgazione, la c.d. heritage interpretation, che come modello nasce negli Stati Uniti ed oggi è una realtà importante a livello pedagogico e soprattutto caratterizza gli ecomusei. Qui si ricollegano le tradizioni locali legate al mare, alle tradizioni del Mediterraneo con la storia del territorio per consolidare un senso di appartenenza. Quindi il focus primario è quello di creare un punto di attrazione non solo per il turista, ma anche per arricchire chi vive la comunità territoriale.
Che impatto ha il vostro progetto sul territorio?
I punti d’impatto più importanti sono:
– la volatilizzazione del patrimonio culturale e marittimo;
– lo sviluppo del turismo culturale;
– l’educazione e la sensibilizzazione ambientale.
Il Comune di Noto è uno dei più grandi in Italia. L’importanza di Noto risiede nell’unione delle culture che si sono avvicendate nei vari periodi della storia siciliana: dai fenici ai greci, fino allo sbarco del generale Montgomery ad Avola.
Qui l’educazione è orientata alle nuove generazioni per rafforzare la coesione sociale attraverso la conservazione dell’ambiente marino e delle risorse del territorio. Poi il cerchio si allarga sul mondo e sulla collaborazione con gli enti locali, le partnership che possano dare sviluppo a progetti per creare un indotto.
Perché avete scelto di candidarvi?
Il Museo del Mare di Noto rientra nello scopo che vuole trasmettere la Blue Economy, Più in particolare, riguardo l’economia sostenibile legata al mare e oltremare: il Museo del Mare è fondamentale approdo per le nuove leve, a partire dalla conoscenza delle proprie radici per poter salpare nel mondo.