Gunter Pauli, l’ideatore della blue economy galvanizza le nuove generazioni

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“In un ecosistema naturale tutti gli elementi fanno parte di una catena integrata”.
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Gunter Pauli, l'ideatore della Blue Economy galvanizza le nuove generazioni

Vi propongo un viaggio per  esplorare la figura di uno dei più influenti guru della blue economy e approfondire l’intuizione contenuta nel libro geniale, che cambia definitivamente e necessariamente prospettiva con riferimenti alle nuove professioni, di Gunter Pauli. Secondo cui […] in natura ognuno contribuisce al meglio delle sue capacità e nessuno è considerato inutile. I nuovi sistemi di produzione e modelli di business devono basarsi sul modo in cui la natura utilizza la fisica e la biochimica per […] passare da una percezione lineare a un modello ciclico, evolutivo e rigenerativo”.

Perciò egli suggerisce sin dai primi capitoli che idealmente, ma soprattutto con l’uso di esempi pratici applicati, il ciclo completo di produzione, di consumo e di smaltimento si sviluppi “a cascata” con effetti adattivi piuttosto che prevedibili (secondo una superata concezione dell’imposizione del business plan) anche sotto l’aspetto economico-finanziario, nel senso di una progressiva e lungimirante conversione all’economia blu. Questo per facilitare la conservazione del pianeta e delle specie da esso dipendenti (compresa naturalmente quella umana a dispetto di teorie stantie dello status quo o di core business o addirittura distopiche, come p.e. teorie del “transumanesimo”). 

Ciò che si prevede, invece, in questo libro costruttivo, che descrive molti illuminanti esempi riusciti, è un grande cambiamento. Ecco il primo e tardivo cambiamento da attuare secondo il citato autore: non produrre e utilizzare i prodotti di cui non abbiamo bisogno, abbandonando la forzatura della manipolazione delle attuali tecniche di marketing e di management orientati alla standardizzazione e delocalizzazione, che generano disoccupazione di massa e scarti superflui, proponendo un nuovo concetto di rifiuti intesi come “beni rari e proficui” (pag. 20-21), perchè non dannosi per l’ambiente. 

Lo slogan é “come natura crea” in miliardi di anni di evoluzione!

Per poter attuare questa metamorfosi, che porterebbe nel tempo ad una piena occupazione, realizzata con la creazione e formazione di #nuoveprofessioni, bisognerebbe definitivamente lasciare la vecchia strada di una “società dello scarto”, come é stata ben definita nell’enciclica “Laudato si’” anche da Papa Francesco, molto attento alla causa etico-ambientalista, per un percorso nuovo e quindi per arrivare ad un’economia più naturale e soprattutto un approccio più inclusivo e resiliente. 

Al di lá dell’appartenenza religiosa e delle opinioni, questo cambiamento è indispensabile per la nostra stessa sopravvivenza, quindi il problema prioritario da considerare è quello dei tempi più che dei costi (giacché questo cambiamento promette di accompagnarsi ad altrettanti ricavi iniziando dai produttori locali)! Soprattutto le compagnie di assicurazione vengono qui esortate a fungere da attori partecipi del cambiamento per evitare danni ingenti relativi ai sempre crescenti disastri ambientali. Gunter Pauli nel cap.6 riguardo alle nuove professioni indica con ironia e lucidità un cambiamento strategico ed urgente: da MBA (Master in Business Administration a Master in Brillanti Adattamenti) della natura! 

Il nuovo modello di business qui accennato prevede una società più equa: “Si può arrivare a costruire una società evoluta, senza più abusi. E quando una famiglia povera o un orfano sono in grado di procurarsi il cibo, non si accettano più abusi sociali o sessuali.” Pauli introduce così il concetto di Bene Comune partendo dalla propria storia personale come produttore di caffè, che si é posto il problema degli scarti, rendendoli utilizzabili e “rigenerabili”. Ebbene si, perché Pauli ci spiega che non basta rendere un prodotto soltanto biodegradabile, come é accaduto per saponi e detersivi, con conseguenze non previste di disboscamento e altri squilibri agroalimentari connessi alla conversione “green; lungi dall’arrendersi ai contraccolpi delle encomiabili iniziative ecologiche ed equosolidali, bisogna andare oltre, fino ad arrivare al concetto di economia circolare: gli scarti del caffè possono fare da humus per la coltivazione di funghi commestibili (con ulteriori benefici a cascata ben illustrati in questo testo che segnala come un faro la “direzione giusta” da intraprendere con rinnovato entusiasmo di rinascita, anzi Pauli parla di rigerazione)! 

Questo ed altri esempi affascinanti si trovano nascosti in questo libro come in uno scrigno di tesori che attendono solo di essere scoperti per dare nuovi impulsi all’economia e speranza per il futuro, soprattutto alle giovani generazioni. Fondamentalmente il ragionamento qui trattato di economia circolare e adottato niente meno che dal Club di Roma porta ad un’inversione di logica nei modelli di business oggi dominanti. 

Quali sono, dunque, i campi d’applicazione interessati da queste innovazioni? Quali le conseguenze a cascata in termini di benefici universali come l’osservazione degli ecosistemi in natura e delle leggi della fisica

Certamente Pauli si riferisce ai nuovi team di ricerca nei campi della scienza, degli affari sociali, dell’economia, dell’ecologia e dei media; imprenditori e finanziatori di start-up innovative, in linea con il marketing e la produzione fino alla comunicazione, ritenendo indispensabile un impegno congiunto da parte di tutti i reparti (compresi fornitori e subappaltatori). Ecco perché il cambiamento sarà radicale, per rendere operativa una reale quanto difficile, ma indifferibile svolta alla eco-sostenibilità.

Tra le numerose innovazioni sperimentate si contano i pacemaker senza batterie, la pesca senza reti, gli edifici a impatto zero, i fogli di carta fatti con la pietra, i rasoi con lame di seta, ragni, insetti come mosche e zanzare, larve e funghi prodigiosi.

E focalizzando ancora più nel microscopio, Pauli ci svela dei prodigi dei batteri, da non demonizzare (con inutili lotte per la loro eliminazione) in quanto fanno parte del nostro stesso corpo, e dei furanoni con applicazioni nei settori più disparati compresa la fornitura idrica, come p.e. nella #desalinizzazione dell’acqua marina per avere acqua potabile in zone colpite da siccità prolungata. 

La blue economy cerca un equilibrio tra la creazione di valore per una comunità locale e l’integrazione a livello regionale, nazionale e mondiale. Questo approccio risolve problemi annessi che nessuna attuale politica potrà mai risolvere con i numeri crescenti delle inevitabili migrazioni causate non ultimo dall’emergenza del cambiamento climatico. Pauli rievoca la visione del mondo del mito di Gea, la madre terra un tempo considerata sacra ed inviolabile dalle antiche civiltà dei nostri avi (che in tempi non remoti abitavano gli alberi!), ovvero più scientificamente ci restituisce la visione della Natura come un organismo vivente da rispettare (conservare e curare).

Non ci resta che rimboccarci le maniche e intraprendere urgentemente una delle migliaia di strade che portano alla blue economy a cui si ispira Gunter Pauli, a fianco ad imprese di successo da lui qui raccolte per formare le coscienze (anche in forma di fiabe sul suo sito, quindi a partire dall’educazione!); imprese che sembravano impensabili e che con l’innovazione coraggiosa si possono realizzare per evolvere in ottemperanza degli Obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite; questa impostazione garantisce finalmente in modo concreto l’applicazione dei diritti umani e delle leggi fondamentali, fino ad arrivare a noi e all’art. 1 della Costituzione italiana, che si fonda sul lavoro per restituire dignità alle persone senza discriminazioni di nessun tipo. 

Questo libro svela mirabilmente questa grande opportunità, che incredibile ma vero, é sempre stata sotto ai nostri occhi e che quindi non possiamo farci sfuggire di mano senza conseguenze già tangibili e speriamo non irreversibili! Consigliatissimo, infine, l’approfondimento aggiornato sul blog di Gunter Pauli: 

blog: The Tablet vs Paper – The Blue Economy (www.theblueeconomy.org).



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